D’Angelo Santa Caterina: il Paradiso di Mario Merola
“Muore e vai all’inferno, è mangiate a du D’Angelo ‘n Paraviso n’sieme all’angeli”. A paragonare la cucina degli chef di D’Angelo Santa Caterina ad un piccolo paradiso gastronomico, in questa dedica affettuosa lasciata sul guestbook della villa di via Aniello Falcone, in un lontano pomeriggio anni 80 è nientemeno che il padre della sceneggiata napoletana Mario Merola.
Amante dei piaceri della vita tra cui le donne e l’adrenalina del gioco d’azzardo, il menestrello del popolo, era goloso di tutti i piatti più tipici della cucina partenopea, tanto da paragonare durante un’intervista rilasciata alle telecamere di Mixer nel lontano 1981, proprio la sceneggiata ad uno dei must della cucina partenopea: la pizza, per la sua semplicità e immediatezza.
Dello stesso anno, ovvero proprio del febbraio dell’81 è la dedica affettuosa lasciata sul libro degli ospiti di D’Angelo Santa Caterina, dopo aver gustato le specialità del menù invernale degli chef di via Aniello Falcone.
A raccontare l’amore per i piaceri della tavola di Mario Merola, non sono solo la biografia e le interviste e nemmeno la sua stazza corpulenta, ma è uno dei successi che lo ha incoronato ambasciatore non solo della canzone, ma anche della cucina all’ombra del Vesuvio: “È bello magnà”. Motivetto allegro, con il relativa clip a base di spaghetti al pomodoro, girata all’interno degli spazi del Discount del Mobile di Concetta Mobili (celeberrima figura delle televendite di tanti network campani) “È bello magnà” è un vero proprio manifesto anti-dieta.
“Nu spaghett ch’ e purpetielle, cucinate int all’acqua ‘e mare, treglie, ciefere e marmulille, taratufl in quantità” : per ‘o core ‘e Napule, come veniva soprannominato dai fans Mario Merola, la panacea di ogni male è la cucina della sua terra e le cure dimagranti non allungano la vita, ma la intristiscono e le fanno perdere sapore.
Che il rito della tavola domenicale sia inviolabile è un concetto che D’Angelo Santa Caterina ancora oggi condivide nei suoi pranzi panoramici dei giorni festivi, con la filosofia da buongustaio, del padre della sceneggiata.
E per arginare l’effetto maniglie dell’amore? Secondo Mario Marola basterà farsi allargare tutti i vestiti per lasciare “scialare la panza”, per gli chef di D’Angelo Santa Caterina la soluzione che unisce gusto e benessere si chiama ricerca gastronomica e prevede il rispetto delle ricette classiche e l’uso delle tecniche di cottura più all’avanguardia.
Morale della favola?
“Vuie v’avita fa capace ‘ncopp ‘o munno nun ce sta, n’ata cosa ca è chiù bella, ca è cchiu bella do’ magnà!”